Apologia del precariato

da: http://www.macheteaa.org/2008/02/apologia-del-precariato.html

 

 

Vogliamo dare una replica a certe critiche faziose e ipocrite rivolteci, secondo le quali noi imporremmo ai lavoratori l’incubo della precarietà permanente.Le cose non stanno così! Il futuro che stiamo preparando può spaventare solo chi non lo merita. I lavoratori dotati, competenti, disposti ad eseguire le direttive impartite senza protestare, troveranno sempre un imprenditore pronto ad accoglierli. Non hanno nulla da temere da una continua mobilità professionale. Quanto agli altri, ai fannulloni, agli incapaci e ai piantagrane, saranno costretti a mettersi al passo coi più disciplinati se non vorranno rischiare l’esclusione. Ma non saremo noi a ridurli alla fame, no davvero. Il loro destino risiede interamente nelle loro mani.

Non per questo siamo insensibili. Il nostro contributo al progresso sociale del paese è visibile grazie al suo sviluppo economico. Ridurre le spese e all’occorrenza l’organico, incrementare i profitti: è applicando questa ferrea logica economica che i nostri avi hanno potuto rinunciare agli schiavi in favore degli operai salariati. Non si è trattato forse di un passo in avanti nella storia dell’umanità? d è seguendo quel fulgido esempio che noi oggi siamo intenzionati a rinunciare agli operai salariati in favore dei lavoratori temporanei. Ebbene, in passato i lavoratori fissi — che pur correvano il rischio di venire licenziati, a differenza degli schiavi — non hanno mai protestato contro la libertà concessa loro dagli imprenditori.
Non comprendiamo quindi il motivo per cui oggi ci siano così tante opposizioni all’enorme libertà garantita da un lavoro a tempo determinato, che vi offre più possibilità di scelta, più tempo libero, più esperienze, meno noia. Permetteteci ora di fare un’analogia che, se potrà apparire scabrosa, purtuttavia è assai significativa e in grado di chiarire le cose. Il contratto di
lavoro fisso assomiglia a un contratto di matrimonio. Ci sono due parti, ciascuna delle quali ha i suoi obblighi nei confronti dell’altra: la moglie deve servire il marito, il marito deve mantenere la moglie. A una moglie si deve garantire un tetto, la si deve vestire, nutrire, curare quando è malata. Ma il lavoro — ed è qui che interviene la differenza — è un fatto
economico, non affettivo. Non si deve confondere economia con sentimento. È inutile nasconderci che in fatto di donne la soluzione contrattuale più vantaggiosa per un uomo è la prostituzione, non il matrimonio. Una prostituta la
si prende quando si ha bisogno, la si paga a prestazione e la si lascia senza curarsene. La si può
anche cambiare in tutta tranquillità, se le sue
prestazioni non sono soddisfacenti. Siamo sinceri:
il lavoro interinale è la soluzione più convenienteal problema dell’occupazione.
Pretendere che assumiamo i nostri dipendenti a vita, finché morte non ci separi, è antieconomico e antiquato. Sarebbe come
pretendere di viaggiare su un treno a vapore anziché su uno ad alta velocità. Come vedete, nessun sincero sostenitore del progresso ha il diritto di scagliare contro di noi la prima pietra. Non abbiate paura del domani. Nessuna incertezza.
Non vi abbiamo sempre fatto vivere una vita meravigliosa?
CONFINDUSTRIA

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